“Creativi si nasce” diventa un e-book!

“Perché leggi i ringraziamenti dei libri?” mi chiese un amico “scrittore” un po’ di tempo fa.
“Perché sono la mia parte preferita” risposi.
Io amo la pagina dei grazie, il contatto più intimo con l’autore, dove l’autore smette di essere l’autore e torna ad essere se stesso. Una persona con una mamma, un papà, una moglie, un marito, un fidanzato, una fidanzata, un fratello, una sorella, dei figli, degli amici, dei colleghi, dei conoscenti. Una persona come tante, che cerca le parole per dire grazie. A chi ci ha creduto, a chi l’ha incoraggiato, a chi gli ha fatto superare la sindrome del foglio bianco, a chi ha letto le prime pagine, a chi ha trovato le parole giuste, a chi ha riletto le bozze per la milionesima volta, a chi ha fatto si che trovasse il tempo per scrivere, a chi c’è stato anche quando non poteva esserci.
Sono romantici, malinconici, passionali, sentimentali, teneri, e in alcuni casi perfino divertenti.
O almeno lo credevo fino a qualche giorno fa, quando in libreria, mi è capitato tra le mani “Lui sa perché” di Sergio Garufi e Carolina Cutolo, una divertente antologia di ringraziamenti letterari.
“Passando al vaglio centinaia di opere, raramente sono emersi dei ringraziamenti davvero sinceri alla fine di un libro. Così è nato il nostro campionario di sciocchezze, che ci siamo presi la briga di catalogare in varie categorie: dagli ermetici ai finti modesti”.
Le categorie di ringraziamenti analizzate e commentate da Carolina Cutolo (per imparare a leggere tra le righe le vere intenzioni degli autori) spaziano da quelli che mettono le mani avanti a i tolemaici che tutto ruota intorno a loro, a quelli che hanno un amico vip, a chi scrive di luce riflessa, ai poetici, agli incomprensibili, ai falsi modesti.
Qualche esempio?
I tolemaici: tutto ruota intorno a loro.
“Carlotta, Ettore e Angelica, che mi hanno tenuto vivo e sano e forte abbastanza da poterlo prima concepire e poi scrivere, un romanzo così”.
Edoardo Nesi, Per sempre.
Il commento: ”Espediente per lo più inconscio grazie al quale gli scrittori apparentemente esprimono gratitudine verso qualcuno, ma sotto sotto quello che davvero vogliono dire al lettore è quanto sono stati bravi loro”.
Chi scrive di luce riflessa.
“I Concerti per piano di Mozart nell’esecuzione di Daniel Barenboim”.
Massimo Gramellini, Fai bei sogni.
Il commento: “Altra posa molto comune nei ringraziamenti è quella di vantare nobilissime ispirazioni, e per osmosi se ci hanno ispirato questi grandissimi e immensi artisti, il nostro romanzo non può che contenere un po’ di quella grandezza, di quella immensità”.
Gli incomprensibili.
“Ai moti che apportano il senso”.
Daniela Ranieri, Tutto cospira a tacere di noi.
Il commento: “Lo scrittore fa uso di un ermetismo talmente incomprensibile da risultare, in fin dei conti, come la famosa “supercazzola” del film Amici Miei”.
“Del resto, dire grazie è un po’ come chiedere scusa, è una parola che tutti facciamo uno sforzo a pronunciare, e gli scrittori non si sottraggono alla regola”.